Se dovessi scegliere una sola parola per descrivere lo stile di Anna Marchesini direi: metafore. Racconta quasi esclusivamente per metafore. I suoi non sono libri che si possono leggere velocemente, almeno non dai primi capitoli. La prosa rischia di risultare pesante, ma una soluzione c’è: bisogna entrare nella sua testa, essere i suoi occhi e vedere come lei vede. Allora sì, nessuna descrizione è troppo lunga. Ogni parola lascia trasparire la sua sensibilità e la sua profonda comprensione dell’animo umano se le quali non avrebbe potuto essere l’attrice che conosciamo. Durante tutto il libro si alternano due situazioni: quella reale e quella che lei elabora. In questo modo tutto diventa speciale ed anche il più banale gesto merita di essere descritto.
“Di mercoledì” è diviso in tre parti ed in ciascuna racconta le storie di tre donne completamente diverse fra loro. Se le prime due non mi hanno particolarmente colpita, la terza, Maria è stata sorprendente, nel bene e nel male.
Parlando di cose meno spirituali, trovo la copertina assolutamente adorabile, mentre la carta è un pochino troppo spessa per i miei gusti.
Nello sfondo invece c’è il giardino della casa di famiglia in montagna. Per me, poche meraviglie al mondo possono sperare di eguagliarlo.