In questo caso è doverosa una premessa.
Sono partita per lavoro e ho finito nelle 6 ore di viaggio il libricino che mi ero portata e che, molto stupidamente, pensavo mi sarebbe durato una settimana.
Quindi mio malgrado sono corsa in libreria… e, dovendo scegliere di fretta, ovviamente mi sono buttata sull’Allende.
Dovete sapere che Isabel Allende è la mia scrittrice preferita e che non leggo più di un suo libro all’anno al fine di dilazionarli il più possibile. C’è un che di sacrale in questo rituale.
PERÒ sono rimasta, per la prima volta, un poco delusa. Non sapevo che questo libro facesse parte di una trilogia, nè che fosse “per ragazzi”. Nonostante la mia ignoranza sarebbe stato il caso di specificarlo. Soprattutto perché ho scelto inconsciamente il secondo capitolo, saltando il primo che è “La città delle bestie” e subendo quindi spoiler assolutamente indesiderati!
In aggiunta, credo di aver preso una copia sgangherata perchè l’impaginazione ha i margini sbagliati e la carta è spessissima ( a me, più fa “crac crac”, più è sottile e più la amo).
Sorvolando ora sui disguidi pratici, sempre grande amore per la Allende, colei che ogni volta mi prende per mano portandomi in un angolo del globo a me sconosciuto e che, questa volta, a momenti mi fa diventare buddista . Non ero mai stata sull’Hymalaia e questa avventura all’Indiana Jones, tra monaci buddisti, yeti, cacciatori di tesori senza scrupoli, scenari mozzafiato e un po’ di magia/spiritualità/credenze/bibidibobidibu/infondononimporta, è stata divertentissima solo… mi è rimasta addosso una sensazione di incompletezza perché normalmente i libri dell’Allende si delineano per generazioni mentre qui saranno passate si e no 3 settimane.
And old but gold… ma la copertina? 😍