Questo libro è un regalo di mia mamma ( sa benissimo che di mia sponte non lo avrei comprato perchè prediligo storie ambientate più ad Occidente o Settentrione) .
Leggerlo è stato un bel colpo al cuore.
L’autrice, armena, immagina di scrivere ad una ragazza turca, giovane e piena di vita. Attraverso le sue antenate armene, racconta come la Turchia in cui lei vive sia nata dopo aver umiliato, cacciato, torturato e distrutto un intero popolo.
Storie vere. Storie di genocidi, di tragedie antiche che non smettono di risorgere dalle loro ceneri. Storie di grandi amori, di famiglie felici, di propositi d’istruzione e serenità smembrate da un odio senza nome. Sullo sfondo, la terribile consapevolezza che il male è nella natura dell’uomo e che non svanirà.
La penna è molto molto bella, poetica e a volte per questo, non immediata.
Lungi da me sconsigliare un libro triste, ma adesso ho l’amaro nel cuore e non credo che basterà un po’ di cioccolato per risollevarmi il morale.
N.B. il pettirosso è su un cuscino, mi ricorda che anche nell’inverno e nella tristezza c’è sempre spazio per bontà d’animo, calore umano ed allegria.