Non assegnerò nessuna musica a questo libro, perchè ce l’ha già ed è effettivamente perfetta per lui.
Seguite quindi il link per Mr. Bojangles di Nina Simone e, solo dopo aver fatto partire la musica, continuate a leggere.
“I knew a man Bojangles an’ he’d dance for you in worn out shoes
Silver hair, ragged shirt an’ boggy pants, that old soft shoes
He’d jump so high, he’d jump so high, then he lightly touched down
Mr. Bojangles, Mr. Bojangles, dance. […]”
Questa canzone, triste ed insieme gaia, parla di Mr. Bojangles un pover’uomo dalle scarpe consunte che entra ed esce dalle prigioni per problemi di alcolismo. Eppure, he talked of life laughin’ e balla*. Balla e ride alla prima occasione, nonostante la sua vita non sia priva di dolore.
Questa è l’atmosfera del romanzo. In bilico fra tristezza e spensieratezza durante una danza senza fine.
“Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene.”
Nella famiglia protagonista non si pensa che la realtà sia diversa da quello che è, ma si decide coscientemente di ignorarla.
I narratori sono due: il figlio che scrive rivolgendosi a noi lettori ed il padre, Georges, che scrive sotto forma di diario rivolgendosi al figlio.
Tramite i loro occhi amorevoli conosciamo anche la madre, che non ha un nome perchè ogni giorno il marito la chiama in un modo diverso e l’animale di casa, una damigella di Numidia, addomesticata che risponde al nome di Damigella Superflua. Unico personaggio rilevante al di fuori della famiglia, un senatore amico del padre, lo Sconcio.
Georges racconta così l’incontro con la futura moglie:
Quando avevo incontrato sua madre, avevo tentato una scommessa, avevo letto tutte le regole avevo firmato il contratto, accettato le condizioni generali e preso conoscenza della contropartita.
Questa frase rivela molto più di quanto sembri e consacra il personaggio del padre come il più completo ed interessante. Egli decide di rischiare, di giocare questa partita con il futuro forte dell’amore folle che prova per questa donna folle.
Renée, Marguerite, Joséphine, Marylou …è una donna che rifiuta di sottostare alle leggi della realtà, adora suo figlio, ma lo considera nè bambino nè adulto. Lo tratta piuttosto come se fosse il personaggio di un romanzo e lui è ben lieto di inventare racconti per divertirla.
Del resto, il ragazzino è obbligato a creare storie perchè, se in casa gli vengono esplicitamente richieste, a scuola è più saggio parlare di una routine famigliare uguale a quella dei suoi compagni piuttosto che dire di aver danzato tutta la notte coi genitori e i loro amici sulle note di “Mr. Bojangles” o di avere una sorta di gru come animale da compagnia.
Insomma, seppur con qualche problema dato dalla maestra troppo rigidamente attaccata alla realtà, la vita di questo bambino sembra perfetta e spensierata, un continuo gioco istruttivo in compagnia di due genitori magnifici ed amorevoli che, provvedendo loro stessi alla sua istruzione, gli fanno saltare la scuola per andare in Spagna a vedere la fioritura dei mandorli.
[…] non vorrete mica che mio figlio si perda i mandorli in fiore? Perchè in tal caso fareste vacillare il suo equilibrio estetico!”
Non si può essere in disaccordo con la loro logica. La vita è un dono ed al mondo ci sono troppe cose da fare e da vedere per restare incollati alla “realtà banale e triste”.
Ecco perchè leggendo vi spunteranno le lacrime. Vorremmo tutti che fosse possibile questa realtà sognante – altro ossimoro – o che esistesse il permesso dal lavoro per vedere i mandorli in fiore. Faremmo tutti il tifo per questa famiglia così speciale che pare riesca ad estraniarsi in una bolla di gioia.
Ma la bolla potrebbe rompersi e, se succederà, bisognerà aprire le lettere buttate da anni in un angolo del soggiorno e guardare in faccia la realtà.
*ho liberamente tradotto il tempo verbale per ovvi motivi