“Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini

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Sto facendo da qualche tempo un esperimento. Inizio e finisco libri senza approfondire più di tanto la trama. Una volta mi fido dello scrittore, un’altra dell’istinto, un’altra ancora delle recensioni senza spoiler che trovo in rete.

In questo modo mi garantisco un’ottima esperienza di lettura, ma esistono due controindicazioni:

1- nello scrivere il mio articolo sono terribilmente refrattaria. Non voglio svelare troppo della trama rovinando così ad altri il piacere della scoperta che ho provato io, MA nel contempo devo scrivere ciò che ne penso e…mmmmmppppffffffff la mente esplode.

2- con libri come “Venuto al mondo”, leggere impreparata equivale a schiantarsi contro un muro di cemento lanciati a tutta velocità su un missile.

Intuite quindi che questo romanzo mi ha distrutta.

E lo capisco perchè normalmente, appena finisco un libro, non c’è nulla che mi piaccia più di iniziare immediatamente il successivo. Non nascondo che a volte quest’abitudine mi abbia impedito di gustarmi appieno gli epiloghi, ma non posso farci nulla. E’ pura ingordigia.

Ora non riesco. Sono svuotata. Stanca. Distrutta.

Per farmi male tutto in una volta, ho anche guardato il film che Sergio Castellitto ne ha tratto e ve ne parlo nella rubrica “Film Tratti da Libri”.

Adesso, il mio cuore ed il mio cervello si tengono per mano chiedendomi una tregua.

Sorvoliamo ora i patimenti personali e parliamo un po’ della trama. In questo romanzo sono egregiamente miscelati due drammi, uno pubblico ed uno privato.

Il desiderio di maternità di Gemma si fonde con la guerra dei Balcani e, nello specifico, con l’assedio di Sarajevo dove lei si trova con l’adorato marito Diego. Tanti anni dopo, Gemma vi tornerà con il figlio sedicenne I capitoli si alternano fra questi due periodi temporali. La vicenda, ricchissima di colpi di scena e ribaltamenti, verrà svelata da continui flashback e flashfoward che vi terranno incollati al libro.

” Mi fa male il cuore”

“Tutto ciò che ami ti fa soffrire, è una regola…”

Lasciatemi aggiungere che ho adorato il personaggio del padre di Gemma. Scoprirete da voi il perchè.

Le atrocità invece ve le risparmio. E’ un’altra pagina della storia umana che fa solo vergognare.

Poi la crosta della faccia s’indurisce e resta quel misero stupore, quella del diavolo che guarda se stesso.

Dopo attenta riflessione, penso che la parola distrutta che ho usato all’inizio sia sbagliata. Questo libro mi ha completamente avvolta, riempita, occupata, impegnata, assorbita, istruita.

La pienezza delle vicende raccontate non lascia spazio per nient’altro ed è anche per questo che trovo così difficile scrivere questo articolo. Davanti a certe storie verrebbe solo da chinare il capo ed andarsene chiudendo piano la porta, silezionalemente.

La Mazzantini trova anche il tempo di fare qualche fracciatina neanche troppo velata a chi gestisce e parla della guerra senza viverla.

Il giornalista da poltrona adesso ha messo su il disco dell’odio etnico tra razze barbariche. Un uomo trendy e una donna intellettuale litigano […]

[…]Si fa sempre una gran bella figura a parlare di politica internazionale, non si dice niente di utile per il mondo e niente di vero su se stessi. Il bambino morto che la madre musulmana lavava è una scoreggia. Su questo terrazzo si gioca a Risiko.

Non riesco a dirvi molto di più, ma ve lo consiglio caldamente, perchè è un’esperienza triste e terribile, ma importante. La stessa Mazzantini in un’intervista ammette che la sua vita si sia divisa tra prima e dopo la scrittura di questo romanzo. La mia stima per la sua letteratura cresce a dismisura. Trovo che la scrittura rasenti la poesia per il ritmo e le parole che sceglie, oltre che per la bellezza delle immagini che evoca. Sentite come descrive il ricordo di Gemma su di una venditrice di cibo da strada.

Una di quelle persone benefiche che incontri per caso e ti viene voglia di abbracciare, perchè ti sorridono dal fondo della loro esperienza umana e di colpo ti risarciscono dell’altra metà del mondo, quella accasciante delle persone rinserrate nella loro pozza di buio.

Ho provato questa sensazione più volte nella mia vita, ma non sarei mai e poi mai riuscita a descriverla in questo modo.

Per trovare una musica da abbinare a questo meraviglioso romanzo ho ascoltato a lungo le canzoni che sono state usate come colonna sonora.

In questa storia convivono la gioia, l’amore, il dolore e la distruzione della vita, vorrei quindi fare un mix fra la colonna sonora originale di Eduardo Cruz – fratello di Penelope Cruz, che nel film interpreta Gemma – e la canzone di Bruce Springsteen I wanna marry you, canzone dei due innamorati.

La prima trasmette tutta la tragedia, la desolazione della guerra e la perdita della speranza, mentre la seconda è un canto felice alla vita, alla gioia di un futuro insieme, alla spensieratezza della giovinezza e dell’ottimismo.

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4 commenti

  1. Capisco il dramma del voler consigliare libri senza svelare troppo! Solitamente io mi lascio guidare dall’istinto, dalla copertina, talvolta neanche leggo la quarta di copertina! E capisco anche l’essere ingordi e non veder l’ora di iniziare un nuovo libro, visto che la libreria ne è piena. Non ho mai letto la Mazzantini ma ora sono curiosa!

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  2. Questo libro è un pugno al cuore ma è così incredibilmente avvolgente e ben scritto che non si può non amarlo. Condivido in tutto e per tutto. Bello, bello, bello.

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