“Americanah” di Chimamanda Ngozi Adichie

Libro del mese  #agosto !

Alcuni mesi sono orfani di vincitori perchè assegno la coccarda “libro del mese” solo quando leggo qualcosa che mi segna profondamente, in caso contrario nisba! Questo agosto però ha visto un’agguerrita battaglia con molti partecipanti ed altrettanti spareggi.

Americanah ha vinto in finale contro La vita accanto di Mariapia Veladiano – ve ne parlo qui – ed è stato arduo prendere una decisione.

Sono felicissima che l’occhio mi sia caduto su questo libro perchè mi ha permesso di scoprire una scrittrice su cui ronzavo da un po’ e che non ha per nulla deluso le mie aspettative, anzi.
Raramente mi sono identificata tanto con un personaggio e, chissà perchè, lo avevo già intuito leggendo la sinossi.

Il tema prevalente è il razzismo. L’ottica da cui viene affrontato è, almeno per me, totalmente nuova. Ifemelu è una nigeriana che si trasferisce in America e diventa di conseguenza una Nera Non Americana. A causa delle difficoltà che la sua pelle attira, decide di aprire un blog. Razzabuglio – geniale. geniale nome -, in cui denuncia tutti i pregiudizi ancora vivi e pimpanti negli Stati Uniti. Dopo molti anni però torna a Lagos, dalle sue origini e da un amore interrotto troppo brutalmente.

In America il razzismo esiste ancora, ma non ci sono più i razzisti. Il modo di manifestarsi del razzismo è cambiato, ma la lingua no.

Ho amato profondamente la scrittura ed il ritmo di questo romanzo. Come poche volte capita, il tempo si dilata quasi a fermarsi e nella mia testa, già parecchio piena, si crea il posto per la vita di una o più persone, per paesi che non ho visitato ed esperienze che non ho vissuto. Tutto a rallentatore, per poter assimilare bene le novità. Chiameremo questa sensazione L’Estasi Del Lettore.

La mia pelle più che diafana vira al trasparente e non ho mai dovuto combatttere nessuna delle fatiche raccontate da Ifemelu e dagli altri personaggi quindi è stata veramente interessante la loro prospettiva.

Capivano tutti la fuga dalla guerra, dal tipo di povertà che distruggeva l’animo umano, ma non avrebero capito il bisogno di scappare dall’opprimente letargia dell’assenza di scelta. […] Nessuno di loro moriva di fame, o subiva violenze, o veniva da villaggi bruciati, ma aveva semplicemente sete di scelte, di certezzze.

Ifemelu è una ragazza particolare

Le era sempre piaciuta questa immagine “impegnativa” di sè, diversa dalle altre, e a volte pensava che fosse come una corazza che la proteggesse.

e molte della esperienze e sensazioni che prova sono a prescindere dal colore della pelle, soprattutto quelle sentimentali.
In questo romanzo c’è molto amore, amore fra Neri Americani e Neri Non Americani, fra Bianchi e Neri Non Americani, fra Neri Non Americani e Neri Non Americani… c’è di tutto.

“Pensavo che fossi in gamba, ma non fino a questo punto. Mi sembravi il tipo di persona che fa qualcosa perchè lo vuole, non perchè lo fanno tutti.”
Lei appoggiò la testa alla sua e provò per la prima volta quello che avrebbe spesso provato con lui: l’amore di sè. Attraverso lui apprezzava se stessa. Con lui si sentiva a proprio agio; si sentiva la pelle della taglia giusta.

Se altre volte leggendo romanzi classici, mi sono sentita tremendamente estranea e fredda di fronte alle descrizioni dei sentimenti amorosi, in questo libro ho trovato l’amore come secondo me è. Non credo che ne troverò mai descrizione migliore.

Le sue paroe erano come musica, e si sentì respirare il modo sconnesso, inghiottendo l’aria. Non voleva piangere, era ridicolo piangere dopo tanto tempo, ma i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime e sentiva un macigno nel petto e la gola che pungeva. Le lacrime le facevano prudere il viso. Non fece rumore. lui le prese la mano nella sua, entrambe strette sul tavolo, e tra loro crebbe il silenzio, un antico silenzio che entrambi conoscevano. Lei era dentro quel silenzio e stava al sicuro.

Presa dalla curiosità – e dall’incertezza su quale fosse il nome e quale il cognome – della scrittrice ho fatto una piccola ricerca su di lei e mi ha molto stupito riconoscere nei suoi ritratti la Ifemelu che avevo immaginato nella mia testa.
C’è la politica, perchè Ifemelu è in America anche mentre viene eletto Obama, ci sono le culture americana e nigeriana con pro e contro.  Ifemelu, o meglio Chimamanda Ngozi Adichie, affronta con arguzia notevole moltissime sfaccettature del razzismo e non risparmia nulla. E’ un tipo di scrittura incredibilmente onesta, scevra di falsità, ipocrisie, perbenismi e indoramenti di pillole.

Se vuoi scrivere di razza, devi cercare di farlo in modo lirico e sottile, così che il lettore che non legge tra le righe non si accorge neppure che si parla di questioni razziali.

Persino le descrizioni sono così piacevoli che sembra escano gli odori dalle pagine – e ora che so dell’esistenza del riso al cocco devo assolutamente provarlo -.

I nigeriani non comprano le case perchè sono vecchie. Quelli del Terzo Mondo guardano avanti, e ci piace che le cose siano nuove, perchè il nostro meglio deve ancora venire, mentre l’Occidente il suo meglio lo ha già avuto e quindi ha bisogno di fare un feticcio di quel passato.

Da ultimo scusate, ma conoscete la mia debolezza, vogliamo parlare della bellezza della copertina? Trovo quel disegno così bello che vorrei appenderlo in casa.

Il libro è ambientato in Nigeria e in America e i paesi sono elevati quasi a personaggi quindi ho pensato a due brani che li descrivessero. Ho scelto Yori Yori di Brackett per la Nigeria – non che la conoscessi, ma ne viene fatto cenno nel libro e mi è piaciuta! – e American Land di Bruce Springsteen.

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