Eva, cosa resta dell’anima quando cambia il corpo? Avrai le stesse emozioni di prima? O sentirai come un uomo, ti comporterai come un uomo?
Sono molto felice di questa collaborazione con la NEO. Edizioni che mi ha permesso di leggere La madre di Eva, romazo d’esordio di Silvia Ferreri.
Vi dico già che lo consiglio. Moltissimo. In solo 195 pagine si dischiude un mondo, per la maggior parte di noi, inesplorato e, per questo, pauroso.
Il tema principale è la disforia di genere e per quelli come me che cadono dal pero copio la definizione dal sito della Treccani:
La disforia di genere è una particolare condizione per la quale un individuo si identifica in modo forte con il sesso opposto a quello proprio biologico.
Accanto a questo però, un altro tema spicca prepotente. L’amore genitoriale.
Il romanzo è un lungo monologo della madre di Eva mentre quest’ultima è in sala operatoria per realizzare il suo desiderio di essere Alessandro. L’intera storia è un continuo alternarsi di flashback e flashfoward. La madre di Eva ripercorre la sua vita, la sua gravidanza e la difficile crescita di una bambina che soffre terribilmente non riconoscendosi nel suo corpo e nelle convenzioni che la società le indica.
“Mamma era tanto che ti pensavo, avevo così bisogno di sentirti” e poi la voce ti si ruppe in singhiozzi. Lo so, Eva. Io ti ho sentito, volevo dirti. Ho sentito che mi stavi chiamando. Perchè tu sei nata dalla mia pancia e nella mia pancia continui a risuonare.
“Eva”. La prima donna. Mi rifiuto di credere al caso per la scelta di questo nome. Mi sovviene anche che all’interno del libro non ci siano altri nomi propri oltre Eva, Alessandro, la psicologa Maddalena e il chirurgo Radovic. Tutti gli altri personaggi sono definiti con il grado di parentela o la funzione sociale. Mio padre, il tuo avvocato, tua cugina. Sembra anzi che l’autrice abbia voluto dividere in due fazioni le persone che traghettano Eva verso Alessandro da quelle che accettano questa transizione.
Nel bel mezzo del libro sono andata a fare una ricerca sull’autrice perchè una conoscenza tale dei sentimenti materni in una situazione così particolare mi pareva possibile sono grazie ad una componente autobiografica.
Invece no. E’ solo una scrittrice encomiabile che con estrema naturalezza racconta l’animo umano caratterizzato tanta dalla sua sconfinata capacità d’amare quanto dalle sue miserie.
Quello che intuivi era che tua madre, l’unica persona che avrebbe dovuto accettarti senza giudizio, dentro le cui braccia avresti dovuto trovare rifugio dal mondo, in realtà si vergognava di te.
Nella trama ci sono due grandi battaglie: quella di Eva che non ha bisogno di convincere se stessa, ma il resto del mondo, di essere Alessandro e quella dei genitori, che accettano gradualmente e con molta difficoltà la diversità di una figlia che non è come hanno immaginato.
Sarebbe molto romantico ridurre il libro alla frase “l’amore risolve tutto”, ma non è così.
Compresi che essere amati dai propri genitori non è la stessa cosa che sentirsi amati.
Mi ha molto stupito la rabbia che Eva prova verso sua madre e suo padre, quasi li incolpasse di averla rinchiusa nel corpo sbagliato. Certo non aiuta che l’identità sessuale raggiunga un fondamentale punto di sviluppo durante l’adolescenza, anzi, proprio per questo le presone che più dovrebbe sentire vicine, diventano il nemico su cui sfogare tutte le frustrazioni che giungono anche dal mondo esterno.
Per te era semplice, avevi un nemico contro cui schierarti. Il nemico eravamo noi. Noi ti avevamo fatta. Noi avevamo sbagliato. Noi eravamo la natura, la sorte, la vita, la creazione, i tuoi geni, i tuoi cromosomi, la tua memoria, la tua x, la tua y. Contro di noi era facile. Talmente facile che ci distruggesti pezzo per pezzo.
Il contrasto peggiore Eva lo ha proprio contro sua madre che sembra essere la parte cattiva della coppia genitoriale. Non è così ovviamente, ma leggete con che maestria viene espresso dalla Ferreri:
Sono la staccionata, il muro di cinta, lo steccato dentro cui vi muovete [ N.B. Eva e il padre ]. Sono la regola, la disciplina, sono la guida. Io che avrei voluto essere solo acqua da farsi trasportare in mare, sono la terraferma, l’albero forte con le radici grosse a cui tutti state attaccati, dentro la cui ombra vi muovete.
E mi è anche molto piaciuto un capitolo in cui la madre di Eva viene sommersa dall’autocelebrazione di un’altra madre che, senza prendere fiato e quindi senza punteggiatura, elenca le meravigliose qualità della figlia: una fiumana di autocompiacimento assolutamente indifferente del mondo circostante.
Da dove prendevano tutta quella sicurezza? Da quale incantesimo erano protette le loro vite per comportarsi con tanta spavalderia? Non immaginava che un giorno sarebbe potuto accadere anche a lei? Un figlio morto, scomparso, stuprato, evirato, frocio?
Spero davvero che questo sia il primo di una lunga serie di romanzi della Ferreri perchè vorrei ritrovare l’umanità e la maestria con cui ha trattato un tema tanto delicato in altre occasioni.
Vale la pena di andare a fare un giro per il sito della NEO. Edizioni e di leggere la loro descrizione. Sfido chiunque a non provare simpatia per una casa editrice giovane, ma dal carattere così determinato.
Ci piace ogni estremo, a patto che abbia piena coscienza di sé.
Frase perfetta. Il nuovo, l’originale, lo scandaloso, ma senza il pericolo di cadere in supercazzole o vuote provocazioni. E’ gioia per i miei occhi leggere tutto questo.
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[…] ed incomprensione, ma anche d’amore. Scritto davvero magistralmente, vi terrà incollati. Qui il suo articolo […]
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