Questo mese noi del Book Bloggers Blabbering vi teniamo compagnia con la casa editrice Lindau – piemontese come la sottoscritta -.
Dal loro vastissimo catalogo ho scelto questa biografia perchè non vedevo l’ora di conoscere Tolkein. L’ammirazione che nutro per lui come scrittore si somma ad un sentimento di affinità umana difficile da spiegare, ma che sento molto forte.
Nella biografia di Humphrey Carpenter trovo i motivi per cui sento quest’affinità – che nel frattempo è inevitabilmente cresciuta -.
Emerge la figura di una mente geniale eppure molto umana nei pregi come nei difetti. Un uomo con manie di perfezionismo e controllo scaturite da una grande cultura ed un ideale preciso.
Tutto ciò avrebbe dovuto possedere il torno e la qualità che desideravo, uno stile fresco e chiaro, fragrante e limpido come la nostra aria, come il clima e il suolo del Nordovest […] avrebbe dovuto possedere la pacata ed elusiva bellezza ch viene definita celtica, avrebbe dovuto essere di tono elevato, privo di grossolanità, e adatta alle menti più adulte i una terra cher era stata a lungo immersa nella poesia.
Uno scrittore di successo che “perde” gran parte delle giornate a rispondere alle lettere dei suoi lettori.
Nello stralcio qui sotto, Carpenter racconta un episodio in cui Tolkien deve rispondere ad un lettore che ha trovato un’incongruenza all’interno del libro:
Sembrava vedere se stesso non come un autore che abbia commesso un piccolo errore che adesso va corretto o spiegato, ma piuttosto come uno storico che debba gettare nuova luce su documenti oscuri.
Un papà che “perde” tempo a scrivere lettere da parte di Babbo Natale ai figli – con tanto di timbro, disegni e differenti calligrafie e seconda che siano Babbo Natale, l’Orso Polare o altri aiutanti a scrivere -.
Un filologo che passa venticinque anni della sua vita creando lingue nuove partendo da quelle studiate e che si accorge di dover dar loro motivo d’esistere creando i popoli che le parlino.
In questo mondo, dando i nomi alle cose e descrivendole, stai solo inventando la tua personale rappresentazione di esse. E perchè così come parlare è un’invenzione riguardante oggetti e idee, il mito è un’invenzione a proposito della verità.
Un uomo buono, saggio, umile, semplice e pieno di fantasia – oltre che di doti da narratore, attore e cantante delle sue stesse poesie -.
Tolkien è una delle porche persone che avrei davvero voluto conoscere personalmente, questa biografia ha in parte colmato la mancanza e anzi, è stata molto esaustiva partendo dalla storia dei suoi genitori e affrontando anche i parallelismi fra la sua genealogia e quella di Bilbo Baggins!
Avrei voluto solo che la parte fotografica, riguardante anche i manoscritti, fosse più ampia.
E’ un ragionamento abbastanza ovvio, ma Tolkien è stato in trincea durante la Prima Guerra Mondiale e abbiamo rischiato di perdere tutto il contributo che diede alla filologia ed alla letteratura fantasy. Nel suo caso siamo stati fortunati, ma quante altre menti brillanti abbiamo perso e perdiamo ogni giorno? Ci si pensa all’impoverimento culturale oltre che umano e materiale provocato dagli inutili conflitti tutti?
Per chi non ama questo tipo di letteratura lascio le parole della recensione de Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello uscita sull’ “Oxford Times”
I pragmatici non avranno tempo per questo libro. Ma chi possiene un’immaginazione ardente si ritroverà di colpo trasportato lontano, anche’egli divenuto parte di questa ricerca piena di peripezie.
Vi lascio anche la foto che mi è più mi ha toccata fra quelle inserite nel volume. E’ datata 1972, un anno prima della sua morte, il giorno in cui riceve il dottorato onorario in lettere a Oxford. Sarò visionaria, ma mi ispira molta tenerezza. Percepisco la sua umiltà, il suo amore per la semplicità, la sua saggezza ed insieme il suo essere bambino. Sembra stupirsi di fronte alla macchina fotografica.
Mi sento in dovere, per quelli che come me pensano che Il Signore degli Anelli sia un’allegoria, di lasciare il pensiero di Tolkien in merito:
Personalmente, da quando sono sufficientemtne adulto da riconoscerla, detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni. Preferisco molto di più la storia, vera o immaginaria, con i suoi diversi gradi di applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori. Penso che molti confondano “applicabilità” con “allegoria”, ma l’una consiste nella libertà del lettore, l’altra nel voluto dominio dell’autore.
Ecco. Non avevamo capito nulla!
In ultimo, non penso di essere la sola a vedere un tono ironico nelle varie appendici alla fine della biografia!!!
Su youtube ho trovato una registrazione citata da Carpenter. Si tratta della voce di Tolkien che recita la canzone di Galadriel Namárië – qui la versione in cui la canta -. Ero curiosissima di sentirla, perchè un suo allievo sosteneva che il professore fosse la voce di Galdalf. In realtà io l’immagino un poco più bassa – sono condizionata dal doppiaggo del film che comunque è eccezionale -, ma è stata una sorpresa poterla sentire.
Come colonna sonora non credo ci sia nemmeno da discuterne. Howard Shore ha fatto un lavoro splendido nel comporre le musiche per la trasposizione cinematografica di Peter Jackson. Mi sono limitata a scegliere quale brano fosse il più indicato. Dopo una contesa battaglia con il tema di Rohan, direi che il tema della Contea stravince e secondo me sarebbe piaciuto anche a Tolkien stesso.
Me lo immagino ad ascoltarlo immerso nella campagna che tanto amava.
*commozione*
Ringrazio la casa editrice Lindau per aver pubblicato una simile perla ed avermi permesso di leggerla!
N.B. non per rompere la magia, ma, sempre secondo me, Tolkien avrebbe disapprovato e neanche in toni pacati, la trasposizione cinematografica de Lo Hobbit. Bon.
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