Un modello. Il mio gatto è un modello.
Perchè dare tanta importanza a un attimo, dal momento che non ci sarà memoria? Ma non ci sarà nemmeno possibilità di riparare. Ho compreso per mio conto, fino nel midollo delle ossa, che negli ultimi istanti di un moribondo si può racchiudere l’infinito.
Da un po’ di tempo sono molto ansiosa di fare la conoscenza di Simone de Beauvoir, ma quando finalmente i tempi sono stati maturi, sulle fide bancarelle dell’usato non ho trovato Memorie d’una ragazza perbene – che stavo cercando -, ma Una morte dolcissima.
L’ho iniziato con riverenza e soprattutto timore per l’argomento trattato.
In questo libricino di cento pagine Simone de Beauvoir racconta la malattia della madre e tiene una sorta di diario sulla degenza ospedaliera del mese precedente alla morte.
L’argomento non può piacere, può solo far soffrire, ma lo stile della scrittrice è stato una splendida scoperta.
Ho perso il conto delle volte in cui ho pensato: ecco. Vorrei saper esprimere così il concetto. Proprio questo intendevo!
Trovo lo spirito di Simone de Beauvoir molto affine, ma non perchè mi metta allo stesso piano, bensì perchè le sue parole danno voce al mio stesso modo di pensare. Le riconosco un rispetto per sè e soprattutto per gli altri invidiabile. In questo caso anche il rispetto con cui parla della madre e soprattutto della sua malattia è veramente pregevole.
Scrivere di un argomento tanto delicato, per di più in forma autobiografica è un campo minato. Il rischio di scadere in sentimentalismi, banalità e perbenismi è dietro l’angolo.
Simone non ci casca. Tutto il libro, mantenendo uno stile austero e dignitoso, è denso di sentimenti. Amore filiale e materno prima di tutti, ma anche perdono, vergogna, senso di colpa e frustrazione. Una roulette russa di sensazioni narrate in modo davvero magistrale.
Il titolo trae in inganno, o per lo meno ha fatto così con me. Senza stare a prenderci in giro, tutti abbiamo paura della morte e forse l’unica cosa che ci spaventa di più è la morte dei nostri cari. Un libro dal titolo Una morte dolcissima su di me ha l’effetto di farmi sperare che questa sia possbile. Puerile crederci, me ne rendo conto. Lo spiega, ovviamente con parole molto più calzanti, l’autrice stessa:
Sia che l’immaginiamo celeste, sia terrestre, l’immortalità non consola della morte, quando teniamo alla vita.
Sì, la madre riceve una morte privilegiata poichè evita l’agonia, ma a mio parere la morte dolcissima, semplicemente non esiste.
Eppure, la malata non si abbatte come potremmo pensare. Incosciente della gravità della sua situazione, prova spesso gioia per la presenza delle figlie, le “coccole” di cui si sente oggetto da medici ed infermiere, le visite degli amici e speranza nella guarigione.
La realtà dei fatti mette in luce la grande contraddizione di sentimenti che risiede nelle storie vere.
Se avessi trovato Memorie d’una ragazza perbene avrei conosciuto Françoise de Beauvoir durante la sua vita invece che nel declino verso la morte. Eppure, tramite i flashback e le riflessioni della figlia, ho potuto farmi un’idea molto precisa di questa donna, della sua moralità e della personale lente attraverso cui vedeva il mondo.
[…] per lei il piacere di approvare non era compleato se non accoppiato a una condanna.
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Erano frasi banali, meccaniche come il respiro, ma tuttavia animate dalla sua coscienza: impossibile udirle senza fastidio.
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La malattia aveva infranto la corazza dei suoi pregiudizi e delle sue pretese: forse perchè non sentiva più bisogno di questi mezzi difensivi.
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[…] nessuna delle sue frasi più affettuose mi aveva commossa quanto questa dichiarazione d’indifferenza. Un tempo, le formule imparate a memoria, i gesti convenzionali eclissavano i suoi veri sentimenti.
Ed infine la frase che nella sua terribile semplicità spiega tutto ben al di là delle parole.
Era ancora lei ed era per sempre la sua assenza.
Termino qui, perchè la bellezza di questo libro è impalpabile e a parlarne troppo la si deturpa e banalizza. Non posso dire nulla più di quanto non abbia già fatto Simone de Beauvoir.
Non abbino neanche la musica. Ci sono libri per cui il suono calzante è il silenzio.
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