“Il tramonto birmano” di Inge Sargent

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I raggi del sole calante avevano trasformato il fiume in un morbido nastro di oro puro, che splendeva come se tutti i tesori del mondo si fossero riversati nelle sue pieghe. Centinaia di oche selvatiche giocavano sull’acqua […] frullavano di qua e di là, indecise se rimanere in Birmania o volare verso le montagne rosso cupo della Cina.

Ho fatto un viaggio.
Sono andata nel Myanmar quando ancora si chiamava Birmania e ho ascoltato la storia di Inge Sargent: una favola d’amore finita in tragedia.

Questo libro è l’autobiografia dell’ultima principessa shan. Inge o Thusandi, il suo nome da reale, nasce in Austria e studia in Colorado dove conosce Sao Kya Seng, studente di ingegneria mineraria. I due si innamorano e solo dopo il matrimonio, una volta sulle coste di Rangoon – oggi Yangon -, Inge scopre di aver sposato un principe shan.
Fino a qui non siamo molto lontani da una qualsiasi fiaba Disney, tanto più che Sao è un sovrano illuminato e vuole modernizzare il suo regno e dotarlo di un governo democratico.
Ogni cartone che si rispetti però ha il suo cattivo che in questo caso è il generale Ne Win che instaura la dittatura militare.
Fine della magia.

Ad oggi la Birmania – detesto i cambi di nomi geografici, quale che sia il motivo, perchè ce ne sono già a sufficienza da ricordare- è ancora sotto al regime militare ed è, grazie a quest’ultimo, uno dei paesi più poveri e sottosviluppati. Tuttavia, dal 2011 l’isolamento si è ridotto tanto da permettere una crescita economica molto significativa.
Anche per questo infatti, la storia di Inge e Sao si trova nella collana Asia di add Editore che persegue l’obiettivo di portare in Italia storie e saggi che raccontino di paesi molto lontani ed in grande trasformazione – per esserne magari influenzati -.

Sicuramente io sono grata a questo libro perchè prima sapevo solo collocare vagamente la Birmania sul mappamondo mentre scoprire questa storia vera mi ha incuriosita e commossa.
Inge ci racconta anche i primi anni di vita felice ed è facile empatizzare con il suo occhio europeo alla scoperta dei un paese asiatico. Se apprendere l’esistenza della festa

Sao_Kya_Seng
Inge e Sao con le loro due figlie

dell’acqua e leggere le descrizioni della natura e dei palazzi costruiti al suo interno mi ha fatto venire una terribile voglia di visitare questo splendido paese, gli incidenti con un pitone di cinque metri e un nido di cobra reali hanno leggermente smorzato il mio entusiasmo.

L’unico aspetto che non mi ha colpita è la scrittura – che tra l’altro mi sarei aspettata in prima persona -.
L’ho trovata a tratti artificiosa anche se l’ho riscontrato altre volte nelle biografie ed è un appunto che comunque rimane trascurabile davanti all’importanza delle testimonianze.
Inoltre il tono è poetico e delicato, scevro dalla frustrazione e dal dolore – che sarebbero anche legittimi-.

Inge Sargent, che ora vive negli Stati Uniti, scrive la sua testimonianza nel 1994. Dal 2016 possiamo leggerla in italiano grazie ad add Editore che l’ha arricchita delle splendide illustrazioni di Elisa Talentino. Entrambi sono di Torino e se lo specifico è perchè essendolo anch’io, mi rigonfio d’orgoglio.
Nel 2015 dal libro è anche stato tratto un film che pare passato molto in sordina e che non ho trovato doppiato in italiano. Peccato perchè dal trailer mi pare molto ben fatto. In Birmania e Thailandia è direttamente finito nella lista nera e bandito.

Per calarmi nell’atmosfera ho trovato questo video di musica tribale della giungla che non sarà particolarmente tipico della Birmania, ma grazie alla mia ignoranza occidentale è servito al suo scopo!

Se vi interessasse approfondire l’argomento ed il contesto socio politico, oltre che la sempre utile wikipedia, vi lascio questo articolo tratto dal pregevole sito di giornalismo Gli occhi della guerra.

Con Il tramonto birmano termina la collaborazione con add Editore che ringrazio per aver aderito con tanto entusiasmo al progetto del Book Bloggers Blabbering. Vi invito davvero a curiosare tra il loro catalogo perchè la linea editoriale e l’attenzione per i temi civili sono encomiabili. Il loro nome infatti deriva dal verbo inglese to add – aggiungere – e non può che essere questo lo scopo della letteratura tutta e di chi la divulga.

Come sempre vi ricordo che sono affiliata ad Amazon e, nel caso voleste acquistare il libro, potete seguire questo link. Voi non avrete alcuna maggiorazione, mentre io riceverò una piccola commissione. Potete eventualmente anche offrirmi un simbolico caffè attraverso ko-fi. Inutile dire che ogni provente da questi due siti verrà utilizzato per acquisti inerenti al blog.

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