“Il Cardellino” di Donna Tartt

Il cardellino Donna Tartt Rizzoli

Cosa succede se ti ritrovi con un cuore inaffidabile? Se questo cuore, per ragioni imperscrutabili, ti porta ostinatamente, avvolto in una nube di indicibile fulgore, lontano da tutto ciò che è sano, dal conforto dei piaceri domestici, dal senso civico e dai legami sociali e da tutte quelle che vengono comunemente considerate virtù per trascinarti invece verso uno stupendo falò di rovina, immolazione e disastro?

Il cuore di Theo Decker non è nato inaffidabile, ma l’attentato in cui si ritrova coinvolto al Metropolitan Museum of Art di New York cambia tutta la sua vita. Dopo l’esplosione e orfano di madre, Theo ruba Il cardellino, un piccolo dipinto del Seicento dipinto da Fabritius – allievo di Rembrandt -.
Comincia così la sua nuova vita, dove il quadro e le complicazioni di averlo, diventano una metafora, una rappresentazione materiale dello stress post traumatico che rende Theo un tossico infelice e paranoico. Il cardellino incarna il bello, la fragilità, l’innocenza perduta, ma anche il senso di colpa, la coscienza che corrode dall’interno, prosciugando e convincendo che la vita ha senso solo in funzione del possesso del quadro.
Theo, che ai tempi dell’attentato ha solo tredici anni, non riesce ad elaborare il lutto della morte della madre. Guardando il quadro che lei stessa tanto amava si bea della sua bellezza, senza però riuscire a disfarsene.

Un conto era guardare un quadro in un museo, tutt’altra cosa vederlo sotto una gamma infinita di luci, stati d’animo e stagioni differenti; significava vederlo in mille modi diversi.

Un mio grande difetto è non riuscire ad apprezzare più di tanto l’arte pittorica, devo perciò ringraziare questo libro che, attraverso gli occhi di tanti personaggi intenditori, ma soprattutto entusiasti, mi ha trasmesso una parte di meraviglia! Ottima idea anche quella di Rizzoli Editore che ha ben pensato di stampare il quadro ad inizio e fine romanzo. Ho potuto così vederlo ogni volta che la trama lo richiede – spesso, molto spesso-.

[…] un quadro veramente grande è abbastanza fluido da farsi strada nella mente e nel cuore da ogni possibile angolazione, in modi unici e molto particolari.

Noto che spesso viene definito un giallo o thriller. Non sono d’accordo. Penso che sia una sorta di romanzo di formazione, anche se paradossalmente la trama gira proprio intorno alla fissità di Theo che non riesce a superare il trauma restando bloccato in un limbo di droga e sensi di colpa.

[…] un’altra persona distrutta dal veleno dei <perchè ho fatto questo> e dei <se solo avessi fatto quest’altro> che mi aveva rovinato l’esistenza.
***
Ogni novità – qualsiasi cosa, per il resto della mia vita – non avrebbe fatto altro che aumentare la distanza tra noi. Ogni sinfolo giorno, per il resto della mia esistenza, la nostra separazione sarebbe stata più definitiva.

La prima parola che mi viene in mente per descrivere questo corposo romanzo – quasi novecento pagine che hanno sollevato battute tipo “a che punto è la lettura del dizionario?” – è completo. Donna Tartt fonde magistralmente un protagonista ottocentesco con l’ambientazione dei giorni nostri. Il ritmo della lettura è dickensiano, la vicenda assolutamente no. Eppure tutto combacia meravigliosamente. Si può affondare in questa trama senza trovare lacune, incongruenze o vocaboli lasciati al caso. E’ qualcosa che solo i grandi scrittori sanno fare.
Non stupisce che la gestazione sia durata undici anni e abbia portato al Premio Pulitzer per la narrativa nel 2014.

Tra la “realtà” da un lato e il punto in cui la mente va a sbattere contro la reatà, esiste uno spazio sottile, uno spicchio d’arcobaleno da cui origina la bellezza, il punto in cui due superfici molto diverse tra loro si mescolano e si confondono per procurare ciò che la vita non ci dà: e questo è lo spazio in cui tutta l’arte prende forma, e tutta la magia.

Credo che diventerà un classico. Le quasi novecento pagine scorrono impercettibilmente. Il tempo della narrazione a volte rallenta in modo da poter apprezzare la sintassi e la terminologia – tutta un’abitudine ottocentesca -, ma non c’è pesantezza nello sviluppo.
Essendo l’intero romanzo in prima persona e quindi narrato esclusivamente dal punto di vista di Theo Decker, semplicemente si diventa lui. Si soffre e si tifa per lui.

A proposito di Theo, senza fare inutili questioni di genere, più volte mi sono sorpresa a considerare che fosse una donna a scrivere in un modo tanto maschile un romanzo con un ragazzo come protagonista. Lo dico perchè normalmente nemmeno ci faccio caso, ma avrei senza dubbio attribuito questo libro ad un uomo. Sempre a dimostrazione dell’inutilità della distinzione.

Un’unica pecca che, badate, è estremamente personale. Essendo Theo un tossico, molto spesso la Tartt descrive i flussi di coscienza sotto stupefacenti e le disastrose condizioni fisiche. Allora, io sarò anche troppo suggestionabile ed empatica, ma giuro che più di una volta ho interrotto la lettura per esser certa di non covare qualche malattia e non avere per lo meno la nausea. Le scene mi hanno molto ricordato The Wolf of Wall Street. Spesso ho anche sbuffato perchè mi innervosiva la continua sospensione della trama per vaneggiamenti vari, ma è chiaro che una scrittrice coscienziosa debba rappresentare fedelmente la condizione dei suoi personaggi quindi la finisco qui e taccio.

[…] è uno scherzo. è questo che fanno i grandi artisti. Giocano, si divertono. Costruiscono l’illusione…ma appena ti avvvicini un po’, ecco che il truccco si svela e appaiono i segni del pennello. Astratti, ultraterreni. Una bellezza disversa e molto, molto più profonda.

Tirando le somme sono molto soddisfatta di questa lettura anche se, per restare assolutamente al riparo dagli spoiler, avevo finito per farmi un’idea diversa del tipo di libro. L’ho ricevuto in seguito ad uno scambio su Acciobooks – che vi invito sempre a scoprire ed usare per dare nuova vita agli acquisti sbagliati – e lo considero uno dei migliori scambi!

Come sempre vi ricordo che sono affiliata ad Amazon e, nel caso voleste acquistare il libro, potete seguire questo link. Voi non avrete alcuna maggiorazione, mentre io riceverò una piccola commissione. Potete eventualmente anche offrirmi un simbolico caffè attraverso ko-fi. Inutile dire che ogni provente da questi due siti verrà utilizzato per acquisti inerenti al blog.

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