“Lolita” di Vladimir Nabokov

[…] per godermi in pace i miei fantasmi decisi fermamente di ignorare ciò che non potevo non percepire, il fatto che io per lei non ero un innamorato.

Questo è uno dei macromotivi per cui non ho amato Lolita. Parlerò ora della trama e dopo dello stile.

❗️PRESENZA, seppur velata, DI SPOILER❗️

Chi mi conosce sa che non sono nè perbenista nè all’antica, quindi chiarisco subito che non sia il tema della pedofilia ad avermi disturbata, ma il fatto che più volte ho sentito citare Lolita per la grande storia d’amore al suo interno.
Allora, no. Non è una storia d’amore, non si può parlare di coppia in questo caso. Non possiamo che disquisire di amore malato ed unilaterale. Unilaterale non è per forza un difetto in chi lo prova, lo diventa però quando l’oggetto amoroso è forzato a subire un affetto che non vorrebbe.
Humpert lo ammette. Sa precisamente in che direzione sta andando e sa di costringere Lolita a seguirlo. Non è qualcosa che possa perdonargli.

Benchè non riuscissi ad abituarmi al costante stato di ansietà in cui vivono i colpevoli.

Avrei potuto capire e perdonare il tentativo di Humpert di dimenticare il mondo esterno per vivere la sua storia d’amore, ma non posso perdonargli di aver ignorato i sentimenti di Lolita che non sceglie volontariamente di stare con lui.

Perchè mai speravo che all’estero saremmo stati felici? Un cambiamento d’ambiente è la tradizionale premessa fallace in cui ripongono le loro speranze gli amori e i polmoni condannati.

Per me è stato impossibile empatizzare con chiunque tra i personaggi e ho da subito sperato che intervenisse la polizia e Humbert venisse arrestato.
Tuttavia ho attraversato diversi stati d’animo durante la lettura. Di base ho detestato Humbert e soprattutto il suo egoismo, però mi sono commossa alla sua implorazione d’amore di Lolita e, verso la fine, ho provato pietà per la sua anima disturbata.

Terminate le rimostranze sulla trama passo allo stile.
Non sono così folle da dire che Nabokov scriva male, ci mancherebbe, ma il suo stile non mi è piaciuto. Non abbiamo quagliato – perdonate il francesismo -. Lo trovo arzigogolato, pieno di elenchi infiniti e voli pindarici astrusi che spezzano la narrazione quando ciò che intende si capisce subito.
Non fustigatemi, è inutile che dica a prescindere che mi piace solo perchè è un grande scrittore apprezzato dalla maggior parte dei suoi lettori.
Una cosa però devo riconoscergliela. Io non sempre sono capace di rallentare la lettura quando la scrittura lo richiede. Il punto è che a volte sono invogliata a farlo, altre invece i voli pindarici si discostano talmente tanto dalla trama che non riescono ad interessarmi.
Mi è invece piaciuta la, piccola, parte dove fa la morale all’editoria del tempo:

Nessuno scrittore, in un paese libero, dovrebbe esser costretto a preoccuparsi dell’esatta linea di demarcazione tra il sensuale e l’erotico.
***
Il loro rifiuto di comprare il libro era motivato non dal mio modo di affrontare il tema, ma dal tema stesso: per quanto riguarda la maggior parte degli editori americani, infatti, ci sono almeno tre temi assolutamente tabù. Gli altri due sono: il matrimonio tra un negro e una bianca, o viceversa, che sia magnificamente riuscito e culmini in tanti figli e nipotini; e l’ateo impenitente che viva una vita felice e utile, e muoia nel sonno all’età di 106 anni.

Devo anche amettere che il mio sesto senso mi diceva che non avrei apprezzato questo classico. Il punto è che avendo ricevuto per il compleanno Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi mi è parso giusto colmare la mia lacuna. Diversamente forse non l’avrei mai letto anche se un po’ curiosa lo ero.

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